Imparare la musica o una formazione musicale può avere effetti benefici sul cervello anche nel lungo periodo e ridurre gli effetti del declino cognitivo, contrastando anche un possibile insorgere di demenza o Alzheimer
Sarebbe un bene, fin da piccoli, poter seguire delle lezioni di formazione musicale. Se poi si riesce anche a imparare a suonare uno strumento – non necessariamente a livello professionale, ma anche solo amatoriale – pare si possa godere non solo del piacere di fare e ascoltare musica, ma anche di contrastare in futuro un possibile declino cognitivo.
Questo quanto suggerisce un recente studio a cura dei ricercatori della Facoltà di Medicina, Dipartimento di Neurologia, della Emory University (Usa) coordinati dalla dottoressa Brenda Hanna-Pladdy.
Basandosi sui risultati di un precedente studio del 2011, pubblicato su Neuropsychology, che suggeriva come i musicisti che avevano alla spalle una formazione musicale di almeno 10 anni rimanessero cognitivamente forti anche in età avanzata, Hanna-Pladdy e colleghi della EU hanno condotto un nuovo studio che conferma come la musica abbia un effetto benefico sul cervello.
I risultati di questa nuova ricerca sono stati pubblicati sul numero di luglio di Frontiers in Human Neuroscience dove sono riportati i dati raccolti mediante una serie di test atti a valutare le capacità verbali, non verbali e la memoria di un gruppo di volontari. Questi dati sono stati confrontati in base alla formazione musicale, il periodo di tempo dedicato alla formazione ed esercizio della musica, nonché l’età in cui si è iniziata questa formazione.
«Lo studio conferma che l’attività musicale preserva la cognizione nell’età avanzata, confrontando la variabilità nei risultati cognitivi degli anziani attivi in attività ricreative musicali strumentali e di altro tipo – spiega Hanna-Pladdy nel comunicato Emory – Una serie di benefici cognitivi, compresa la memoria, sono stati osservati nei musicisti di età compresa tra i 60 e gli 80 anni, quando avessero suonato per almeno 10 anni in tutta la loro vita, a conferma che il mantenimento dei vantaggi non fa affidamento sull’attività continuata. […] Tuttavia, lo studio ha evidenziato l’importanza cruciale dei tempi di attività musicale, che possono ottimizzare i benefici cognitivi».
Sebbene dallo studio si sia evidenziato come i maggiori benefici si abbiano quando s’inizi l’attività di formazione musicale fin dall’infanzia – in genere prima dei 9 anni di età – iniziare anche in altra età ha i suoi vantaggi, suggerendo che non è mai troppo tardi per essere musicalmente attivi.
A sorpresa, i ricercatori hanno scoperto che la musica può sopperire alla mancanza d’istruzione, un requisito che altri studi avevano indicato avere un’influenza nel declino cognitivo.
«Si tratta di una scoperta eccitante – commenta Hanna-Pladdy – alla luce delle recenti evidenze che suggeriscono come alti livelli di istruzione siano atti a produrre una riserva cognitiva che potenzialmente può ritardare la comparsa dei sintomi di Alzheimer o il declino cognitivo. Questo evidenzia anche il ruolo promettente dell’attività musicale come forma di arricchimento conoscitivo nel corso della vita, e solleva la domanda se la formazione musicale, alla fine, dovrebbe essere considerata una forma alternativa di formazione scolastica».
Se possibile, spiegano ancora i ricercatori, sarebbe bene iniziare la formazione musicale prima dei nove anni di età e poi continuare almeno per dieci anni: questo per ottenere il massimo dei benefici. Tuttavia, come accennato, non è necessario che si faccia musica per 10 anni di seguito, ma anche a tempi alterni o nel corso della vita. I benefici, un po’ come l’andare in bicicletta, non si scordano o si perdono. Se poi si fa o si continua a fare musica dopo i 60 anni si continua a godere degli effetti benefici e a contrastare il declino cognitivo.
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