lunedì 2 settembre 2013

Siria, sta per scoppiare la terza guerra mondiale?




Tempo fa, durante una lezione universitaria (si discuteva di equilibrio del terrore e guerra fredda) il professore ci chiese: “Ma secondo voi il mondo oggi rischia una guerra atomica?”.

Si aprì una discussione fra noi studenti e alla fine la maggioranza di noi rispose che la fine della guerra fredda rendeva improbabile una terza guerra mondiale anche se l’esistenza degli arsenali nucleari non azzerava il rischio.


Il professore invece diede una risposta completamente diversa: disse che una guerra atomica non scoppierà mai. La storia ha dimostrato che nessuna superpotenza andrà mai incontro all’autodistruzione e se si imbarcherà in una guerra non ricorrerà a questo tipo di armi. Le armi atomiche non servono per attaccare ma per difendersi o meglio ancora per autotutelarsi. Nessuno, infatti, oserà mai attaccare direttamente un Paese dotato di arsenali così potenti. 

In queste ore drammatiche in cui si discute sulla necessità o meno di un’azione militare in Siria, ha fatto scalpore la dichiarazione del vescovo di Aleppo a Radio Vaticana: “Un intervento armato vorrebbe dire l’inizio della guerra mondiale”.

Le frasi del prelato si intrecciano con numerosi blog e siti vari che da tempo sostengono che la Siria del 2013 sarà la Serbia del 1914 o la Polonia del 1939. La scintilla che provocherà un conflitto senza precedenti con l’Occidente da una parte e Russia e Cina (e la galassia antiamericana che va dal Venezuela all’Iran) dall’altra.

Il mondo è sull’orlo di un baratro irreversibile? Probabilmente no. Per quanto in Siria si contrappongano interessi diversi, soprattutto dei Paesi mediorientali, nessuna potenza nucleare ha interessi così grandi da voler rischiare lo scontro diretto. 

Quante volte Russia e Cina si sono opposte ad interventi militari per poi, di fatto, subirli? Si può ricordare il Kossovo, l’Iraq, la Libia. Non perché questi due Stati non siano in grado di opporsi ad un attacco NATO ma perché la perdita di interessi in questi Paesi è comunque minima.Dove ci sono davvero interessi potenti in gioco, le superpotenze evitano di azzannarsi (pensiamo ad esempio all’indifferenza internazionale intorno al Tibet).

Non è la prima volta che i catastrofisti lanciano l’allarme. Lo fecero già, qualche anno fa, ai tempi della Libia. Come non si possono dimenticare le previsioni d’inizio millennio che davano per certo lo scoppio di un’ecatombe mondiale nel 2008-2009. Abbiamo visto tutti che non è stato così e meno che non ci sia un clamoroso e inaspettato precipitarsi degli eventi, non sarà neanche la Siria la scintilla della fine del mondo.

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